Cattedrale
Santa Maria Assunta
La sua
Storia
La chiesa, sita al centro della città, sul decumano, divenuta poi cattedrale, è attualmente intitolata a Santa Maria Assunta, ma antecedentemente era stata intitolata a S. Terenzio, nostro Vescovo e Patrono, del quale qui e fin dai primissimi tempi furono raccolte e conservate le reliquie. Si tramanda che fosse stata eretta dal Vescovo Fiorenzo (251 d. C.- ?) verso la metà del secolo III sul palazzo della Matrona Teodosia, ma, come si deduce dalle strutture e pavimentazioni musive a strati sovrapposti di mirabile bellezza risalenti al IV secolo l’inferiore ed ai secoli VI-XII il superiore, è da ritenere che sia stata edificata su un preesistente tempio pagano, che con la diffusione del Cristianesimo era andato in disuso e praticamente abbandonato. Questa chiesa non fu probabilmente la prima cattedrale della città, perché nei primi secoli ebbe questo titolo la basilica di S. Decenzio extra moenia, attuale chiesa cimiteriale, ma tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII, a causa delle incursioni barbariche, fu necessario il trasferimento della sede episcopale all’interno della città e, ovviamente fu scelta la chiesa più prestigiosa, la chiesa di S. Terenzio. Non sappiamo esattamente quando questa fu eretta a parrocchia, ma certamente fu la prima parrocchia diocesana che, dal IV secolo godeva anche di un Battistero. Ricordiamo solo per cenni le ricostruzioni di tale edificio sacro, prima in seguito ad un furioso terremoto del 751, poi nel secolo IX dopo l’incendio effettuato dai saraceni nell’848, quindi tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo ed infine ci fu la radicale ricostruzione voluta dal Vescovo Clemente Fares (1856-1896) e completata con la consacrazione del 1903 per mano del Vescovo Carlo Bonaiuti. Poiché la Parrocchia Cattedrale era unita al Capitolo, con il parroco che di questa istituzione era “membro di diritto”, per necessità logiche fu resa distinta dal Vescovo Gaetano Michetti con decreto del 1° febbraio 1974, in esecuzione delle disposizioni della Lettera Apostolica 06.08.1966 “Ecclesiae Sanctae” ed in conformità a questa la parrocchia è anche distaccata dal Canonicato di San Mattia Apostolo e conserva sede e confini preesistenti. Nelle Bolle di erezione, fu precisato che all’abitazione del parroco e del viceparroco avrebbe dovuto provvedere l’Ordinario Diocesano, impegnandosi per sé e per i suoi successori senza aggravio per la Mensa Vescovile. Il riconoscimento civile è stato accordato con decreto del Presidente della Repubblica in data 22 gennaio 1976.
La sua
Facciata
La facciata in paramento laterizio, risalente alla riedificazione di epoca medievale (1282-1312) conserva l’impianto della basilica di età romanica, con il rosone, gli spioventi successivamente tamponanti con l’innalzamento delle navate laterali, gli archetti pensili del coronamento di falda del tetto e la fascia marcapiano mediana con la successione di archi ogivali. Il portale, fiancheggiato da due lesene in pietra d’Istria, è goticheggiante e caratterizzato dall’arco a sesto acuto, con cornice interna trilobata e leggera strombatura; ai lati sono visibili due leoni stilofori, che probabilmente un tempo, sorreggevano le colonne di un pulpito interno della chiesa.

Il suo
Interno
Nel primo altare di destra è un pregevole olio su tela rappresentante San Girolamo in meditazione nel deserto del pittore baroccesco Antonio Cimatori detto il Visaccio (Urbino 1550-Rimini 1623). Successivamente si incontra la Cappella di San Terenzio, progettata dal Carducci e inaugurata nel 1909, anno in cui vi furono trasferite le reliquie del santo che prima si trovavano riposte sotto l’altare maggiore. Sull’altare della cappella è una pregevole Annunciazione di scuola umbro-fiorentina, opera del 1510 attribuita a Luca Frosino, mentre negli spazi concavi delle pareti laterali figurano le tavole con le icone di San Terenzio, San Decenzio e San Germano, opere dell’artista contemporanea Francesca Pari. Uscendo dalla cappella, sul secondo altare di destra, si conserva un piccolo affresco trecentesco raffigurante la Madonna del Popolo, una delle immagini più venerate di Pesaro, proveniente dall’esterno della chiesa dell’Annunziata da cui venne staccato nel ‘500. In fondo alla navata destra, salendo i gradini ci troviamo di fronte ad un dipinto del 1635 di Giovan Giacomo Pandolfi (Pesaro 1567-post 1636), la Madonna del Popolo con San Luca e la Beata Michelina, una tela fatta realizzare per ospitare originariamente l’antica icona devozionale, oggi presente sull’altare precedentemente illustrato. A destra si entra nella Cappella del Crocifisso, così denominata per la presenza del pregevole e miracoloso Crocifisso ligneo del XV sec. che vi campeggia, opera di autore ignoto ma secondo la tradizione donato da Bernardino da Siena alla Beata Felice Meda di Pesaro di cui nella cappella, si conserva l’urna, assieme a quelle della Beata Serafina Sforza e del Beato Cecco Zanfredini compatroni di Pesaro e, dal 1985, le tombe degli ultimi vescovi dell’Arcidiocesi.